sabato 26 maggio 2012

Sull’arte di Domenico Dom Barra: Exciting Visual Idiocies

Sull’arte di Domenico Dom Barra: Exciting Visual Idiocies. L’arte di Domenico Dom Barra vuole essere consapevolmente non mediata da alcuna logica lineare. Oltretutto, il rifiuto da parte dell’artista dell’impiego di un metodo razionalistico nella creazione delle sue opere, non si manifesta mai in maniera univoca. Nonostante ciò, però, ritengo che delle costanti tra le opere appartenenti ad una medesima serie dell’intero suo corpus artistico è possibile individuarle. Ad esempio i “dipinti bruti” (Penis in fabula , Holy Spirit exited , The death of the bullfighter ) della serie The Lab of Anomalies così come i digital sketch on smartphone app della serie The Idiots, si generano originariamente da un automatismo creativo, rispettivamente manuale e digitale, di stampo informale che rievoca le manifestazioni espressive proprie dell’Art Brut. Nella serie Mea Patria, a sua volta la genesi non-consequenziale delle forme delle opere e bidimensionali (Italia is a crackhead – 2011, No recyclable generation - 2011 ) e tridimensionali (Trench Italia – 2011, Vitaliano Novello – 2011) si concretizza non più ricorrendo all’automatismo di ascendenza informale, bensì mediante un’acrobatica appropriazione e mixaggio di svariati espedienti attinti da altre tecniche artistiche quali: combine painting , objet trouvé, collage/decollage, assemblage. L’arte di Dom Barra si autogenera dal contatto, dallo scontro e dal conflitto magnetico che s’instaura tra l’esigenza umana essenziale dell’atto creativo e la materia amorfa e/o simbolizzata del mondo in cui l’artista è “gettato” in quanto soggetto e passivo e attivo. L’arte di Dom Barra non è mai tragica o drammatica, non è mai morale, non è mai utopistica né tantomeno idealistica, così come rifugge dalla pastoie dello stereotipo dell’arte impegnata e/o pubblica; eppure, essa, è colma di densi segnali valoriali-umani comuni. Dom Barra sprona - con un’estetica coscienziosamente “infantile”, “primitivista”, “incolta”, “nomade”, in unica parola io direi adespota - la “pigrizia” dell’”uomo medio/mediocre” che si annida più o meno in tutti noi in svariate maniere e a differenti livelli di coscienza sia individuale che collettiva. Quell’ “uomo medio” che o per troppa avidità, o per troppa razionalità, o per zelo, o per snobismo, o più semplicemente per bieco ed ottuso opportunismo vive come un automa che mente continuamente a se stesso e agli altri, ricadendo nelle illusorie e paranoiche trappole da lui stesso orchestrate. Che si tratti di ritagli esteticizzati ad hoc dal caotico e lesivo immaginario sociopolitico (No recyclable generation – 2011, Vitaliano Novello - 2011 , Trench Italia - 2011 ) o dall’universo sfaccettato degli idoli/feticci mitico-religiosi (Holy Spirit exited – 2010, Penis in fabula – 2010, The death of the bullfighter – 2007) o ancora, dalle circostanze ordinarie di interazioni interpersonali assurdamente aggressive, litigiose, crudeli , moleste, … ( la serie The Idiots), la finalità policentrica della poetica di Dom Barra è lo smascheramento/svelamento decostruttivo ma mai nichilista bensì sempre vitalista e, pertanto, pervaso di wit , dell’ipocrisia autolesionista dell’uomo ovvero l’idiozia di cui egli sembra non poter (non riuscire? non volere?) fare a meno, in quanto essere consapevole troppo consapevole, utilitaristico troppo utilitaristico, politico troppo politico, religioso troppo religioso, …, umano troppo umano! Domenico Esposito

venerdì 18 maggio 2012

luigi guarino_II° Mattone Urto_Individualità Cosciente_incisione su siporex, smalto argentato, cm. 30x25x10

luigi guarino_posa del II° Mattone Urto_Individualità Cosciente_13-04-2012_Pan_

Walter Picardi_posa del I° Mattone Urto_Urto Step Zero - Palazzo della Arti Napoli - 23 -12-2011

walter picardi_I° Mattone Urto - Mattone della Cittadinanza - Palazzo delle Arti Napoli - 23 -12-2011

Il mana di URTO: Introduzione (ipotesi) sul senso strutturalista di una rete informale

Introduzione (ipotesi) sul senso strutturalista di una rete informale Contributo per “I Giovedì Contemporanei: work in progress” (Giovedì 17 maggio, dalle h 17:00 alle h 19:00, il Collettivo Urto Rete Informale) incontra Olga Scotto di Vettimo) presso il Museo del '900 di Castel Sant'Elmo, Napoli. Il mio intervento vuole suggerire come mediante una lettura strutturalista, soft e minimale, del Mattone Urto, si possa far emergere l’identità implicita di Urto in quanto rete informale, collettivo o movimento, che dir si voglia. Ciò che dirò a mio modo di vedere , se colto nelle sue linee essenziali, riguarda, in genere, ogni rete informale , ogni collettivo ogni soggetto che si propone di fare dell’arte cosiddetta pubblica-sociale. Dunque calerò una certa porzione di talune riflessioni emerse in ambito strutturalista nella situazione fatta emergere da un’ opera d’arte, tentando di trarne dei significati che poi implicitamente si proietteranno sul senso della Rete Urto e viceversa sul significato profondo dello stesso Mattone Urto inteso come crepa che lascia intravedere, in maniera singolare ed estetico-percettiva, il discorso nel suo complesso che resta, ovviamente, relativo sempre aperto. Mentre scorreranno in loop i video-documenti remixati da Pin Asv elencherò commentandoli brevemente, dei frammenti sparsi e non completi ma coerenti al suo interno. Si tratta di frasi attinte in maniera disomogenea dal saggio di Gilles Deleuze: Da che cosa si riconosce lo strutturalismo? (1973). Quindi “abuserò” di questo scritto in modo parassitario, al fine di raccogliere da esso degli spunti che coerentemente adatterò e adotterò come a priori per una mia lettura delle due varianti del Mattone Urto, sino ad oggi realizzate ossia, quella ad opera di Walter Picardi intitolata Mattone della Cittadinanza creata per Urto Step Zero e quella di Luigi Guarino, Individualità Cosciente, realizzata per Oltre la Paralisi ovvero lo Spet 1 del Collettivo Urto. Ora vi leggo le frasi estrapolate dal testo di Deleuze prima tale è quali, e dopo sostituendo delle parole fondamentale che le compongono con degli equivalenti prelevati dal lessico proprio delle cosiddette Rete Infomali, dei cosiddetti Collettivi e quindi più specificamente dal Collettivo URTO. Ad esempio noterete come ho riempito-sostituito ad un certo livello, il termine struttura, di volta in volta con i termini: rete informale, collettivo, URTO, movimenti occupy, …; - a sua volta equivalente delle parole: posto, spazio, grado zero, mana, casella vuota, significante fluttuante, … con il termine: Mattone Urto. - elementi, ruoli, ecc., : con Artisti, Curatori, soggetti finanziatori, istituzioni politiche, associazioni, fondazioni, coordinatori, critici, relatori,…. - ed ancora: cose e oggetti con:opere d’arte, mostre, eventi, conferenze, proposte, progetti, ecc. Elenco i punti in maniera quasi statica ma con delle puntualizzazione per poi lasciare a voi il gusto di intrecciarli in discorso dinamico, cogliendone i tratti cardine: 1) in verità non esiste struttura (rete informale) se non di ciò che è linguaggio 2)Gli elementi (gli artisti, i curatori, i coordinator, manager, …) di una struttura … non hanno nient’altro che un senso: un senso che è necessariamente ed unicamente di “posizione”. (posizione mobile, intercambiabile, evidentemente) 3 a ) non si tratta di uno posto in un’estensione reale (Il PAN; L’Asilo Filangieri, La strada, Una chiesa sconsacrata, il Museo del Novecento, il MADRE, ..) , né di luoghi in estensioni immaginarie (la realizzazione compiuta di una qualsivoglia ideologia …), bensì di posti e di luoghi in uno spazio propriamente ....topologico. 3 b )In breve, i posti in uno spazio puramente strutturale (collettivo) sono primi in relazione alla cose (proposte, progetti, opere d’arte, mostre…) e agli esseri reali (coordinatori, curatori, artisti, manager…) che vengono ad occuparli, e primi anche in relazione ai ruoli e agli eventi (Oltre la Paralisi, Contemporary Urbane Base - C.U.BASE -, Arcana, Poetiche del museo, ecc..) sempre un po’ immaginari (Geografie Spaziali di Borriello-Ricciardi) che appaiono necessariamente quando essi sono occupati. 4) il senso (l’identità) risulta sempre dalla combinazione di elementi che non sono di per sé significanti. 5) il senso … è sempre un effetto di linguaggio, un effetto di posizione. 6) C’è, profondamente, un non-senso (uno scarto, un resto,…) del senso (significato) da cui risulta il senso (l’identità) stesso (stessa). 7)Il non senso (il senso vuoto, il paradosso, l’incongruo, l’estraneo, le frasi “fuori luogo”, … ) non è affatto l’assurdo o il contrario del senso ma ciò che lo fa valere e lo produce circolando nella struttura (nella rete informale, in URTO) 8) E se è evidente che sono uomini concreti (Deva, Mantile, Picardi, Mezzacapo, Di Pasqua, P. Varsalona, Melania di Leo , Paolo Pagliuca, E. Tomaselli, Sasi,...) ad occupare i posti e a metter in opera gli elementi della struttura, lo fanno tenendo il ruolo che il posto strutturale assegna loro e fungendo da supporti ai rapporti strutturali .. il vero soggetto è la struttura stessa (La rete informale stessa) … e ciò spiega anche determinati rigetti (vedi caso Mangiacapra) da parte della stessa rete o determinati abbandoni da essa … senza bisogno di giustificazioni … di colpevolizzazioni … e ri-sentimenti simili. 9) Della struttura (di URTO) si dirà: reale senza essere attuale(empirica), ideale senza essere astratta. – quindi, io dico che essendo reale ed ideale, la rete informale (urto) è trasformativa ovvero eminentemente politica. 10) Pare che la struttura celi un oggetto o elemento (cfr. Il Mattone Urto che quindi entra in scena da protagonista) del tutto paradossale … quest’oggetto è eminentemente simbolico. Un tale oggetto (ossia concetto che icasticizzato-visualizzato materialmente nel Mattone Urto manifesta l’essenza identitaria del collettivo, della rete urto) è sempre presente (funzionalmente-concettualmete ovviamente) nelle serie corrispondenti (politiche, curatoriali, comunicative, finanziarie, estetiche…) le percorre e si muove in esse, non cessa di circolare in esse, e dall’una all’altra, con un’agilità straordinaria … esso è sempre spostato rispetto a sé stesso. La sua proprietà consiste nel non essere mai dove lo si cerca, ma in compenso anche di essere trovato dove non è. 11) non c’è strutturalismo (collettivismo) senza questo grado zero. (questa casella vuota, questo spazio bianco, questo significante fluttuante [cfr. Claude Levi Strauss] questo mana). __s p a z i o b i a n c o ______ f l u t t u a n t e _t r a s f o r m a t i v o . Domenico Esposito